Calzature italiane, classe senza tempo: balzo di produzione e fatturato nel 2021

Artigianalità, cura del dettaglio, eleganza: le calzature italiane tengono da sempre alta la bandiera del Made in Italy, e i dati economici sul settore calzaturiero raccontano di un comparto che sta reagendo alla crisi dovuta all’emergenza sanitaria. Secondo l'analisi del Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici, nei primi nove mesi del 2021 si registra infatti un recupero del fatturato rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente di +19,5%. In base alle prime stime per l’intero anno, la crescita del fatturato potrebbe inoltre attestarsi attorno al +16,2% nel 2021. Buoni risultati anche sul fronte dell'export nei primi nove mesi del 2021: +17,6% in valore nel complesso e +16,3% in quantità.

NUMERI IN MIGLIORAMENTO, MA NON ANCORA TORNATI AI LIVELLI PRE-COVID

Il miglioramento osservato è dovuto all’allentamento delle restrizioni imposte durante le fasi più critiche dell’emergenza sanitaria, momenti che hanno condizionato produzione, distribuzione e consumi. Certo è, però, che il gap con i livelli pre-pandemici non è ancora stato totalmente rimarginato. A livello di fatturato la differenza fra 2019 e 2021 si stima possa rientrare in un range compreso fra -10% e -15%. Ci vorrà dunque del tempo per tornare ai livelli pre-Covid.

CAMPANIA: LA REGIONE CON MAGGIORE VOCAZIONE CALZATURIERA

In base all’analisi Cribis, il settore calzaturiero italiano è composto in gran parte da aziende che operano nel commercio al dettaglio di calzature e accessori (ben 11.104 imprese, 77,94% del totale); seguono le attività del commercio all’ingrosso di calzature e accessori (2.865, 20,1%); infine, vi è chi si occupa della fabbricazione di macchine e apparecchi per l’industria delle pelli, del cuoio e delle calzature (278 aziende, 1,9%).

Grazie a Margò è possibile anche stilare la classifica delle regioni dove si registra la maggiore concentrazione di imprese che svolgono la propria attività nel settore calzaturiero, scoprendo così che è la Campania ad essere la regina indiscussa delle calzature (vi si trova infatti il 22,6% delle aziende del settore), seguita da Lombardia (10,5%) e Lazio (9,6%).

DIGITALIZZAZIONE E INNOVAZIONE DEL CALZATURIERO: C'È ANCORA MOLTO DA FARE

La forma societaria più diffusa è l’Impresa individuale (54,1%), mentre le Società di capitali sono il 29,5% e le Società di persone il 16,3%. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di aziende con un basso livello di internazionalizzazione (nel 61,3% dei casi), una scarsa attitudine alla digitalizzazione (84,8%) e con una limitata propensione all’innovazione (48,6%).

INDUSTRIA CALZATURIERA: ALLARME OCCUPAZIONE

Il settore calzaturiero dà lavoro a decine di migliaia di persone, ma le ripercussioni del Covid-19 si sono fatte sentire anche in questo ambito: se infatti nel 2018 i dipendenti erano 28.905 e nel 2019 sono saliti a 30.177, il loro numero si è ridotto a 28.064 nel 2020. È inoltre molto probabile che la crisi post-pandemica e lo sblocco dei licenziamenti faccia deteriorare ulteriormente questa cifra.

CALZATURE NEL PERIODO POST-PANDEMICO: È RIPRESA?

Dati positivi e in forte ripresa arrivano invece dal fronte del fatturato. Fino all’annus horribilis, il fatturato del settore calzaturiero italiano era infatti in crescita costante: nel 2017 è stato di 5.984.956.514 euro, nel 2018 di 6.893.633.838 euro e nel 2019 di 7.036.421.881 euro. Dopo la brusca frenata dovuta al Covid-19, con la ripresa dei consumi e dell’export, e con un’attitudine più ottimista nei confronti del futuro, il 2022 sarà il vero banco di prova per l’universo calzaturiero: con l’economia italiana che sta dando prova di grandissima capacità di recupero, anche le prospettive dell’industria calzaturiera italiano sono buone. Se il settore saprà investire su innovazione e internazionalizzazione, la ripresa sarà ancora più veloce.

Il comparto riuscirà a cogliere la sfida e a rinnovarsi per restare competitivo?

Niccolò Zuffetti, Marketing Manager CRIBIS