Sostenibilità
CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive): guida completa alla nuova direttiva europea sul reporting di sostenibilità
Scopri i perimetri di applicazione della CSRD: se la tua azienda è coinvolta e le tempistiche di applicazione dato l'ampliamento dei soggetti interessati.
La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) è la normativa UE che introduce nuovi obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità per le imprese. In vigore dal 5 gennaio 2023, va a sostituire la precedente Non Financial Reporting Directive (NFRD), di cui amplia il campo di applicazione e introduce requisiti più rigorosi. L’obiettivo è quello di migliorare la trasparenza e la comparabilità delle informazioni non finanziarie.
Rispetto alla NFRD include un numero maggiore di imprese, andando a coinvolgere circa 50.000 aziende nell'UE, rispetto alle 11.700 interessate dalla NFRD.
Alle aziende, la CSRD chiede, in sostanza, di fornire informazioni dettagliate su temi ambientali, sociali e di governance (ESG), utilizzando nella reportistica gli standard europei ESRS (European Sustainability Reporting Standards) e includendo la documentazione prodotta (sottoposta a revisione interna ed esterna) nella relazione annuale dell'azienda.
La CSRD rappresenta un passo fondamentale per rafforzare l'integrazione della sostenibilità nelle strategie aziendali e per favorire un'economia più sostenibile e resiliente nell'UE. Con questa premessa, andiamo ad analizzarne ora gli obiettivi, i requisiti e il recepimento in Italia.
Che obiettivi ha la CSRD?
Gli obiettivi principali della CSRD sono correlati, come anticipato, all’ambizione dell’Unione Europea di promuovere una transizione verso un’economia più sostenibile, trasparente e resiliente. Nello specifico i risultati che si desiderano ottenere sono elencati di seguito.
- Migliorare la trasparenza e la qualità delle informazioni ESG
Le imprese sono infatti chiamate a fornire informazioni complete, comparabili e affidabili su questioni ambientali, sociali e di governance (ESG), aiutando così gli stakeholder (come consumatori, dipendenti, investitori, autorità pubbliche) a comprendere gli impatti ambientali e sociali delle attività aziendali. Per farlo dovranno adottare un approccio basato sulla doppia materialità, che quindi tenga conto da un lato dell’impatto dell’azienda sulla sostenibilità (come le attività aziendali influenzano l’ambiente e la società), dall’altro l’impatto della sostenibilità sull’azienda (come i rischi e le opportunità legati alla sostenibilità influenzano le performance finanziarie e il valore dell’impresa).
- Favorire la transizione verde
La CSRD ha l’animo di contribuire agli obiettivi del Green Deal Europeo, in particolare alla riduzione delle emissioni di gas serra e alla protezione della biodiversità, spingendo le aziende ad adottare modelli di business più sostenibili.
- Facilitare decisioni informate per gli investitori e altri stakeholder
Una maggiore informazione consente agli investitori di valutare in modo più preciso i rischi e le opportunità delle imprese in cui investono, riuscendo anche a fare delle comparazioni tra aziende e settori grazie all’adozione di standard di rendicontazione uniformi che agevolano l’investire in modo etico e responsabile. Produrre informazioni green in linea con i principi della finanza sostenibile aiuta le imprese ad accedere anche a bandi e finanziamenti green.
- Estendere il campo di applicazione e responsabilizzare più imprese
Coinvolgendo un numero di aziende più ampio della NFRD, rende la sostenibilità una priorità per una quota importante di imprese.
- Allineare la rendicontazione ESG con le strategie aziendali
Facendo in modo che la rendicontazione di sostenibilità diventi parte integrante della relazione finanziaria annuale, incentiva le imprese a considerare gli impatti ESG come un elemento centrale delle loro decisioni strategiche e non come un tema accessorio.
- Creare un linguaggio comune sulla sostenibilità
Introducendo standard europei di rendicontazione (ESRS) che stabiliscono regole precise e omogenee per le informazioni da fornire, si facilita la comparazione e la digitalizzazione dei dati ESG, promuovendo una più facile raccolta e analisi.
Alla luce degli obiettivi menzionati, possiamo, in sintesi, dire che la CSRD mira a integrare la sostenibilità nelle dinamiche economiche, grazie a un quadro normativo che la rende la un principio operativo fondamentale per le imprese.
A chi si applica la CSRD?
Per una comprensione immediata, riprendiamo di seguito lo specchietto proposto sul sito di Assolombarda con scadenze e soggetti interessati dalla CSRD.
La direttiva si applica alle aziende indicate nello schema sottostante che, alla data di chiusura del bilancio, abbiano superato, nel primo esercizio di attività o successivamente per due esercizi consecutivi, due dei tre limiti dimensionali.
A partire dal 2025 (anno fiscale 2024), la normativa si applicherà alle imprese attualmente soggette alla direttiva NFRD. Si tratta di imprese quotate, banche e assicurazioni che rispettano determinati criteri dimensionali. Questi includono:
- un numero medio di dipendenti occupati durante l’esercizio pari a 500
- un totale dello stato patrimoniale di 25 milioni di euro
- ricavi netti derivanti da vendite e prestazioni pari a 50 milioni di euro.
Dal 2026, corrispondente all’anno fiscale 2025, la direttiva si estenderà alle grandi imprese. Per rientrare in questa categoria, le imprese dovranno avere:
- un numero medio di dipendenti occupati durante l’esercizio pari a 250
- un totale dello stato patrimoniale di almeno 25 milioni di euro
- ricavi netti derivanti da vendite e prestazioni pari a 50 milioni di euro.
A partire dal 2027 , corrispondente all’anno fiscale 2025, saranno incluse ulteriori categorie di soggetti. Tra queste figurano le piccole e medie imprese quotate (PMI), gli istituti di credito di piccole dimensioni non complessi e le imprese di assicurazione e riassicurazione dipendenti da un Gruppo ("captive"). Per essere incluse, queste imprese devono rispettare requisiti dimensionali specifici:
- un numero medio di dipendenti occupati durante l’esercizio compreso tra 11 e 250
- un totale dello stato patrimoniale superiore a 450 mila euro ma inferiore a 25 milioni di euro
- ricavi netti derivanti da vendite e prestazioni superiori a 900 mila euro ma inferiori a 50 milioni di euro.
Infine, a partire dal 2029 (anno fiscale 2028), la direttiva si applicherà alle società figlie e succursali di società madri extra-europee. Questo avverrà nel caso in cui la capogruppo, nei due esercizi precedenti e per ciascuno di essi, abbia generato a livello di gruppo (o, se non applicabile, a livello individuale) ricavi netti superiori a 150 milioni di euro all’interno del territorio dell’Unione. Inoltre, almeno una delle seguenti condizioni deve essere soddisfatta:
- un’impresa figlia rispetta i requisiti dimensionali della CSRD
- una succursale ha generato ricavi netti superiori a 40 milioni di euro nell’esercizio precedente.
Rispetto a quanto indicato nel testo della CSRD, i limiti dimensionali indicati rispecchiano l'aumento del 25% delle soglie dimensionali di definizione di micro, piccole, medie e grandi imprese, ai sensi della direttiva 2023/2775/UE.
Non rientrano nell’ambito di applicazione:
- le microimprese, anche qualora siano quotate nei mercati regolamentati dell’Unione;
- le PMI non quotate;
- le cooperative di grandi dimensioni.
Quali requisiti richiede la direttiva?
La Corporate Sustainability Reporting Directive introduce requisiti stringenti per migliorare la qualità, la trasparenza e l'affidabilità delle informazioni sulla sostenibilità fornite dalle imprese. Riportiamo di seguito i principali.
- Aree di rendicontazione ESG e indicatori chiave
Le imprese devono fornire informazioni dettagliate su aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG), rispettando degli indicatori chiave per le tre diverse aree di rendicontazione che possiamo sintetizzare nelle voci sotto elencate.
- Ambiente
- Emissioni di gas serra e decarbonizzazione.
- Uso di risorse naturali, come acqua ed energia.
- Impatti sulla biodiversità e sugli ecosistemi.
- Misure adottate per affrontare i cambiamenti climatici.
- Sociale
- Condizioni di lavoro (salute, sicurezza e benessere dei dipendenti).
- Diversità e inclusione.
- Relazioni con la comunità e diritti umani.
- Catena di approvvigionamento sostenibile.
- Governance
- Struttura e composizione del consiglio di amministrazione.
- Politiche contro la corruzione e la frode.
- Meccanismi di controllo e gestione del rischio.
- Integrazione nella relazione finanziaria
Le informazioni di sostenibilità devono essere incluse in un’apposita sezione della relazione annuale di gestione dell'impresa e non in un documento separato, in modo che la sostenibilità venga integrata nella strategia e nella rendicontazione finanziaria dell'azienda.
- Allineamento con gli ESRS e altre indicazioni per la rendicontazione
Le aziende devono seguire gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), sviluppati dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group). Gli ESRS stabiliscono requisiti dettagliati in merito agli indicatori da riportare, ai metodi di misurazione e alle informazioni qualitative e quantitative obbligatorie.
È in corso di definizione uno standard ESRS semplificato per le PMI quotate (ESRS LSME) e uno standard volontario e non giuridicamente vincolante da applicare alle micro, piccole e medie imprese che non rientrano nell'ambito di applicazione della CSRD.
Nella rendicontazione le imprese devono adottare un approccio basato sulla doppia materialità (double materiality), evidenziando tanto l’impatto delle attività aziendali sulla sostenibilità quanto l’impatto di rischi e opportunità legati alla sostenibilità sull’impresa.
Nel rispetto della CSDD, le imprese dovranno includere anche le informazioni relative all’intera catena del valore (a monte e a valle).
Oltre a riportare il modello di business, le strategie aziendali, gli obiettivi raggiunti, i progressi fatti, le aziende dovranno descrivere anche i loro obiettivi futuri di sostenibilità.
I dati dovranno essere forniti in un formato digitale standardizzato (XHTML) e le informazioni contrassegnate tramite un sistema di marcatura digitale (XBRL), in modo da garantire la fruibilità attraverso il “Punto di accesso unico europeo” (ESAP), per consentire una più facile raccolta e analisi a livello europeo.
Le imprese multinazionali dovranno includere nella rendicontazione non solo la capogruppo, ma anche le filiali e le attività operative rilevanti, incluse quelle situate al di fuori dell’UE.
- Requisiti di audit e assurance
Le informazioni fornite devono essere sottoposte a verifica da parte di un revisore o certificatore indipendente, per garantire accuratezza e affidabilità.
La revisione sarà inizialmente di tipo "limited assurance", ma evolverà gradualmente verso "reasonable assurance". La principale differenza tra i due approcci sta nella natura delle verifiche effettuate, nella profondità delle procedure e nell’ampiezza delle attività di verifica, che saranno più limitate con incarico limited assurance rispetto a quello di reasonable assurance.
Attualmente, a livello internazionale, la forma maggiormente diffusa nella revisione dei bilanci di sostenibilità è la limited assurance, ma la CSRD introduce il passaggio graduale da limited a reasonable.
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Come sta andando il recepimento della CSRD in Italia?
Il recepimento della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) in Italia è avvenuto tramite il Decreto Legislativo n. 125/2024, in vigore dal 25 settembre, che ha abrogato la precedente normativa (Decreto Legislativo n. 254/2016, pubblicato sulla GU n. 212 del 10 settembre 2024) ampliando significativamente l'ambito delle aziende obbligate alla rendicontazione di sostenibilità.
L’applicazione avverrà in modo graduale, in funzione della tipologia di impresa e della data di inizio dell’esercizio finanziario. Le principali scadenze sono:
- 1° gennaio 2024 per le grandi imprese e gli enti di interesse pubblico con più di 500 dipendenti, inclusi i gruppi di grandi dimensioni;
- 1° gennaio 2025 per le grandi imprese diverse da quelle indicate nella precedente scadenza e per le società madri di gruppi non qualificati come enti di interesse pubblico.
- 1° gennaio 2026 per le PMI quotate, a eccezione delle microimprese e di altri enti che rientrano fra i “piccoli e non complessi” secondo il Regolamento (UE) n. 575/2013;
- 1° gennaio 2028: per le imprese di Paesi terzi che operano nell’Unione Europea e che soddisfano specifici criteri di attività e presenza sul mercato europeo.
Il decreto di recepimento italiano prevede ulteriori indicazioni per le imprese operanti in Italia.
In aggiunta a quanto previsto dalla CSRD, il decreto richiede alle aziende di informare i rappresentanti dei lavoratori circa ai dati sulla sostenibilità; questi ultimi sono, inoltre, abilitati a comunicare i loro pareri all’organo amministrativo e di controllo.
Introduce specifiche sulla relazione di sostenibilità dei gruppi con imprese di Paesi terzi che dovrà essere conforme con i principi di rendicontazione di sostenibilità europei.
I soggetti abilitati a svolgere l’attività di verifica e assurance dovranno essere revisori legali dei conti iscritti nel Registro, che abbiano maturato almeno cinque crediti formativi annuali nelle materie caratterizzanti la rendicontazione e l’attestazione della sostenibilità. L’attività può essere svolta dallo stesso revisore incaricato della revisione legale del bilancio o da un diverso revisore legale.
La responsabilità di garantire che le informazioni siano fornite in conformità a quanto previsto dal decreto compete agli amministratori delle società.
Il sistema di controllo è affidato alla CONSOB, con sanzioni che possono arrivare fino al 5% del fatturato annuo o a 10 milioni di euro per violazioni gravi, ma è previsto un periodo transitorio nei due anni successivi all’entrata in vigore del decreto, durante il quale le sanzioni saranno meno severe.
In caso di irregolarità nella rendicontazione di sostenibilità o di omissione di informazioni rilevanti, la CONSOB avrà il potere di imporre non solo sanzioni pecuniarie, ma anche misure correttive obbligatorie per garantire che le imprese si adeguino agli standard previsti.
Le violazioni sono soggette alle medesime sanzioni amministrative già previste dal Testo Unico della Finanza (TUF) per il mancato rispetto degli obblighi di informativa finanziaria.
Come prepararsi alla CSRD?
La preparazione all’adeguamento alla CSRD richiede un approccio strategico e integrato. Le novità introdotte impongono alle aziende interessate dalla direttiva (e non solo) di avere un approccio completamente diverso: i criteri ESG devono necessariamente diventare parte della strategia aziendale generale.
Partendo dalla situazione attuale, è consigliabile raccogliere i dati già disponibili, identificare eventuali gap rispetto ai requisiti CSRD e verificare l’allineamento con i nuovi standard ESRS.
Creare team dedicati o nominare responsabili per la sostenibilità è un passo fondamentale, come anche coinvolgere il consiglio di amministrazione nella supervisione delle attività di reporting.
Per rendere il percorso più agile è bene implementare sistemi di raccolta dati digitali che permettano una gestione e un’analisi efficace delle informazioni ambientali, sociali e di governance. Al tempo stesso, è utile creare un sistema di feedback per migliorare il processo di rendicontazione e definire obiettivi di miglioramento continuo delle performance ESG.
La formazione e la cultura aziendale hanno un ruolo chiave. Sensibilizzare dipendenti e manager sui nuovi obblighi e sui benefici del reporting sostenibile è un ottimo modo per condividere gli obiettivi ESG dell’azienda coinvolgendo il personale a tutti i livelli.
La collaborazione con consulenti esterni è un aspetto da considerare attentamente, dal momento che il supporto di consulenti specializzati in sostenibilità e rendicontazione ESG può rivelarsi cruciale.
Sviluppare un piano di comunicazione per divulgare i risultati e rendere accessibili le informazioni al pubblico, garantendo trasparenza e chiarezza, è un’altra operazione necessaria e da prevedere.
Insieme alla CSRD, anche Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), rappresenta un passaggio importante verso uno sviluppo sostenibile, andando anch’essa ad agire sulla rendicontazione e sulla gestione sostenibile della filiera introducendo obblighi di due diligence lungo la catena di approvvigionamento.
Le imprese sono dunque tenute a identificare, prevenire e mitigare i rischi ESG lungo tutta la catena del valore.
Proprio per garantire una gestione responsabile e sostenibile dell’intero processo produttivo e distributivo è nata Synesgy, la digital platform che analizzando la sostenibilità delle aziende, permette di rilevare l’impegno verso i temi ambientali, sociali e di governance, consentendo di migliorare la sostenibilità della filiera e di valutare l’impatto del processo produttivo.
L'AUTORE
Luca Greco
Sales Innovation Director, Cribis
Dopo un’esperienza ventennale nel B2B sales, nella quale ha ottenuto importanti risultati accrescendo il valore di alcuni clienti strategici attraverso l’implementazione di progetti complessi in ambito credit management, supply chain e sales acceleration, ha avviato un nuovo percorso professionale assumendo il ruolo di Sales Innovation Director. Nel nuovo ruolo coordina un Team multitasking che si occupa di supportare e formare le reti di vendita, di garantire lo sviluppo di alcuni mercati verticali e di assistere i clienti nell’adoption dei servizi per aumentare il loro grado di consapevolezza e di soddisfazione. Appassionato lettore di saggi di storia, geopolitica e romanzi declina questa passione nei viaggi in luoghi con grande impatto naturalistico e/o ricchi di contenuti storici.
Sales Innovation Director, Cribis
Dopo un’esperienza ventennale nel B2B sales, nella quale ha ottenuto importanti risultati accrescendo il valore di alcuni clienti strategici attraverso l’implementazione di progetti complessi in ambito credit management, supply chain e sales acceleration, ha avviato un nuovo percorso professionale assumendo il ruolo di Sales Innovation Director. Nel nuovo ruolo coordina un Team multitasking che si occupa di supportare e formare le reti di vendita, di garantire lo sviluppo di alcuni mercati verticali e di assistere i clienti nell’adoption dei servizi per aumentare il loro grado di consapevolezza e di soddisfazione. Appassionato lettore di saggi di storia, geopolitica e romanzi declina questa passione nei viaggi in luoghi con grande impatto naturalistico e/o ricchi di contenuti storici.
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