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Dazi, Trump sferra un duro colpo al commercio internazionale: quali Paesi e settori sono più penalizzati?

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I dazi imposti da Trump stanno cambiando il panorama commerciale globale. Scopri quali nazioni e settori subiranno le conseguenze più gravi.

Il 2 aprile 2025, poco dopo le h.22 ore italiane, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato i dazi sulle importazioni che imporrà al resto del mondo, con effetto immediato. Un discorso duro quello di Trump che ha dichiarato che per decenni l'industria americana è stata penalizzata dai leader stranieri. L’obiettivo del presidente USA è quello di stimolare la domanda interna, aumentare i posti di lavoro negli Stati Uniti e rilanciare produzione e industria made in USA.

Dazi USA: i Paesi più colpiti e quando entreranno in vigore

I dazi di Trump, definiti “reciproci” perché applicati a nazioni che a loro volta tassano le importazioni dagli USA, colpiscono un numero altissimo di nazioni, con però delle differenze, anche molto evidenti. Queste le percentuali Paese per Paese:

 

  • Cina: 34% + 20% (già esistenti) = 54%
  • Unione europea: 20%
  • Vietnam: 46%
  • Taiwan: 32%
  • Giappone: 24%
  • India: 26%
  • Corea del Sud: 25%
  • Thailandia: 36%
  • Svizzera: 31%
  • Indonesia: 32%
  • Malesia: 24%
  • Cambogia: 49%
  • Regno Unito: 10%
  • Sudafrica: 30%
  • Brasile: 10%
  • Bangladesh: 37%
  • Singapore: 10%
  • Israele: 17%
  • Filippine: 17%
  • Cile: 10%
  • Australia:10%
  • Pakistan: 29%
  • Turchia: 10%
  • Sri Lanka: 44%
  • Colombia: 10%
  • Perù: 10%
  • Nicaragua: 18%
  • Norvegia: 15%
  • Costa Rica: 10%
  • Giordania: 20%
  • Repubblica Dominicana: 10%
  • Emirati Arabi Uniti: 10%
  • Nuova Zelanda: 10%
  • Argentina: 10%
  • Ecuador: 10%
  • Guatemala: 10%
  • Honduras: 10%
  • Madagascar: 47%
  • Myanmar: 44%
  • Tunisia: 28%
  • Kazakistan: 27%
  • Serbia: 37%
  • Egitto: 10%
  • Arabia Saudita: 10%
  • El Salvador: 10%
  • Costa d'Avorio: 21%
  • Laos: 48%
  • Botswana: 37%
  • Trinidad e Tobago: 10%
  • Marocco: 10%

 

Canada e Messico al momento sono soggetti solo a dazi selettivi, ovvero a dazi del 25% su alcune categorie di beni (auto, acciaio e alluminio) già annunciati nei giorni scorsi.

I dazi imposti al 10% entreranno in vigore da sabato 5 aprile 2025, mentre quelli per i "worst offenders", ovvero i Paesi che secondo Trump hanno penalizzato maggiormente le esportazioni USA, partiranno da mercoledì 9 aprile 2025.

Queste tariffe si andranno ad aggiungere a quelle già previste del 25% per specifiche merci, che come anticipato, colpiscono automobili, acciaio e alluminio.

 

I settori Made in Italy più colpiti

I rapporti commerciali fra Italia e USA sono sempre stati floridi. Basti pensare che l'Italia è il dodicesimo fornitore degli States, ma soprattutto che gli USA sono il secondo mercato di destinazione dell'export dell'Italia.

Secondo i dati dell’Osservatorio Economico del Ministero degli Affari Esteri, nel 2024 l’interscambio fra i due Paesi è stato complessivamente di 90.649 mln di euro, con le esportazioni da Italia a USA che hanno raggiunto quota 64.759 mln di euro, mentre le importazioni dagli USA hanno avuto un controvalore di 25.889 mln di euro, per un saldo della bilancia commerciale a favore dell’Italia di 38.870 mln di euro.

I principali prodotti italiani esportati negli Stati Uniti sono:

  • macchinari e apparecchi
  • articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici
  • mezzi di trasporto
  • prodotti alimentari, bevande e tabacco
  • prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori
  • prodotti delle altre attività manifatturiere

Per questo motivo, i settori più colpiti dai dazi USA i Italia potrebbero essere l’automotive e la componentistica, in primis, ma anche food, beverage e lusso.

 

Le reazioni ai dazi di Trump

In occasione dell’annuncio dei dazi Trump ha parlato di una nuova “età dell’oro” per gli USA derivante da questa decisione, ma sarà davvero così o questa scelta finirà con il penalizzare gli stessi States?

Le reazioni, come è normale che sia, non si sono fatte attendere. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è detta pronta da un lato a negoziare, dall’altro a passare all’attacco, dichiarando di non voler necessariamente adottare misure di ritorsione, ma che, se necessario, l’UE ha un piano solido per farlo. Per ora sti sta cercando un dialogo con gli USA e si lavora, quanto meno, al rinvio dell’entrata in vigore dei dazi.

 

Al tempo stesso Cina, Giappone e Corea del Sud hanno deciso di fare fronte comune, con l’obiettivo di arrivare a un accordo di libero scambio trilaterale e a potenziare le partnership commerciali.

La stessa UE potrebbe decidere di aumentare gli scambi verso i mercati asiatici per compensare l’eventuale calo di esportazioni verso gli States.

Queste misure potrebbero dunque ripercuotersi sugli USA che potrebbero ritrovarsi isolati e danneggiati nel sistema commerciale mondiale.

Diversi analisti economici, inoltre, temono che questa iniziativa porterà a una stagflazione, con crescita dell'economia stagnante, alta inflazione e disoccupazione elevata.

Al momento si sta cercando una mediazione. Nel caso non si riuscisse a trovare un punto di incontro, lo scenario più temibile è che si scateni una guerra commerciale globale, che sicuramente non farà bene a nessuno.

Non resta che aspettare le prossime mosse dell’UE e del governo italiano che dovranno necessariamente agire per fornire un’adeguata tutela dei settori colpiti da questo provvedimento.

 

 

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I contenuti di Cribis sono curati direttamente dai nostri professionisti riconosciuti in ambito internazionale e impegnati da anni nella gestione e recupero crediti, finanza alternativa, fintech, supply chain e tanto altro. Scopri di più sui nostri autori.

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