Sostenibilità
ESG: rispetto per l’ambiente e buone pratiche aziendali sono un buon affare
Come vengono valutate oggi le aziende secondo i criteri ESG: sostenibilità, rispetto per l’ambiente, responsabilità sociale e corporate governance.
Parola d’ordine sostenibilità. L’attenzione verso pratiche sostenibili in qualunque settore e livello è ormai un requisito fondamentale per poter ambire a uno sviluppo costante e duraturo nel tempo. Non è un caso se la sostenibilità, soprattutto nell’accezione green di transizione ecologica, energie rinnovabili e mobilità sostenibile, sia l’ambito a cui vengono dedicate ingenti risorse del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza): alla rivoluzione verde saranno infatti destinati ben 69,96 mld dei 235,14 mld previsti dal piano.
L’attenzione a fattori ambientali e sociali ha portato anche a un cambiamento della mentalità sui mercati finanziari: sempre più investitori sono sensibili alla sostenibilità anche quando devono decidere su cosa investire, dal canto loro le imprese sono sempre più impegnate nell’intraprendere strategie con risvolti ambientali, etici e sociali.
INVESTIMENTI "RESPONSABILI" VERSO UNA REALTÀ ESG
È in questo contesto che si inseriscono gli investimenti “responsabili”, ovvero quelli che puntano sulle realtà ESG (Environmental, Social, Governance): imprese o progetti dove il rispetto per l’ambiente, la responsabilità sociale (nei confronti di chi ci lavora e del contesto in cui si inserisce) e la corporate governance (animata da identità e valori che ispirano l’azienda) sono i tratti distintivi dell’azione strategica e dell’operatività.
Alla luce del crescente interesse verso la sostenibilità, non sorprende dunque che domanda e offerta di investimenti ESG stiano aumentando rapidamente negli ultimi anni: in base alle stime di Morningstar i fondi sostenibili europei hanno chiuso il primo trimestre del 2021 con una raccolta netta di 120 miliardi di euro, in crescita del 18% rispetto al trimestre precedente. Tale raccolta rappresenta ben il 51% di tutti gli afflussi registrati nel settore. A fine marzo, i fondi sostenibili gestivano 1,3 trilioni di euro, dopo aver superato la soglia dei mille miliardi l’anno scorso. Non solo, sempre secondo un’analisi di Morningstar, un fondo su quattro in Europa è ESG.
Viene spontaneo ora chiedersi: investire in sostenibilità rende? La risposta è tendenzialmente sì: i fondi sostenibili hanno dimostrato di preservare il capitale anche durante la prima ondata di Covid, e in genere gli investimenti ESG risultano avere un rendimento di lungo periodo maggiore e stabile.
Questo nuovo modo di approcciarsi agli investimenti ha portato a un’evoluzione anche normativa. Il 2020 ha visto infatti la nascita a livello europeo di provvedimenti chiave come il Sustainable finance disclosure regulation (Sfdr), in vigore da marzo 2021, mentre dal gennaio 2022 sarà operativa in Europa anche la legge sulla tassonomia delle attività eco-sostenibili.
I FATTORI ESG CON CUI VIENE VALUTATA UN'AZIENDA
Tutto ciò va a sottolineare quanto disporre di dati ESG relativi a ogni singola attività commerciale stia acquisendo un’importanza fondamentale dal momento che un’azienda viene valutata non solo in base a bilanci e informazioni contabili, ma anche a fattori extra finanziari, che hanno a che vedere con i valori, l’identità e le strategie aziendali in un’ottica di responsabilità ambientale, etica e sociale. Se rispetta criteri ESG, riesce e riuscirà sempre più in futuro ad intercettare più agevolmente clienti e finanziatori.
Per questo motivo Crif ha realizzato il primo portale per le PMI e le imprese che attesta l’impegno verso i criteri ESG. Grazie all’attestato CRIF ESG ogni azienda potrà così far conoscere a clienti, fornitori, istituzioni come i principi ESG ispirano la propria operatività.
Impegnarsi per il futuro è indispensabile, far sapere come lo si sta facendo non è solo necessario, ma anche strategico.
Marco Preti, CEO CRIBIS
L'AUTORE
Marco Preti
CEO, CRIBIS
Amministratore delegato di CRIBIS da più di dieci anni, dal 2020 è anche Direttore Generale della business unit CRIF dedicata alla Business Information & BPO e Amministratore Delegato di CRIBIS Credit Management.
Da diversi anni ricopre ruoli internazionali all’interno del Gruppo. È presidente del CdA CRIF per la Giordania, la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti e fa parte del Consiglio di Amministrazione CRIF in Polonia e Bürgel. Inoltre, fa parte del Consiglio di Amministrazione della società di consulenza Credit Data Research Italia e di Workinvoice, la piattaforma specializzata nella cessione del credito per le PMI.
CEO, CRIBIS
Amministratore delegato di CRIBIS da più di dieci anni, dal 2020 è anche Direttore Generale della business unit CRIF dedicata alla Business Information & BPO e Amministratore Delegato di CRIBIS Credit Management.
Da diversi anni ricopre ruoli internazionali all’interno del Gruppo. È presidente del CdA CRIF per la Giordania, la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti e fa parte del Consiglio di Amministrazione CRIF in Polonia e Bürgel. Inoltre, fa parte del Consiglio di Amministrazione della società di consulenza Credit Data Research Italia e di Workinvoice, la piattaforma specializzata nella cessione del credito per le PMI.
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