Cos’è e cosa prevede il fondo Loss and Damage istituito dalla Cop27

Tenutasi dal 6 al 18 novembre, la Cop27 di Sharm el Sheikh ha fatto un passo avanti sul clima con l’accordo sui ristori per i danni del cambiamento climatico “Loss and Damage”.

Cos’è il fondo Loss and Damage?

Durante la recente Cop27, i Paesi economicamente più forti (con Usa e Ue in testa), quelli emergenti e quelli in via di sviluppo hanno concordato di istituire un fondo per coprire le perdite e i danni causati dal riscaldamento globale nei Paesi più poveri, fondo che ha preso il nome, appunto, di Loss and Damage.

L’accordo è stato raggiunto non senza tensioni. Il prossimo step sarà la creazione di un Comitato transitorio che preparerà un progetto da presentare alla Cop28 a Dubai il prossimo anno.

Resta infatti da capire quali saranno i dettagli sul funzionamento di questo nuovo strumento finanziario che caratterizza un positivo passo in avanti in termini di giustizia climatica, la definizione esatta dei Paesi che doneranno e di quelli che riceveranno gli aiuti.

Cosa si intende per Loss and Damage?

Per “Loss and Damage” si intendono i potenziali impatti negativi (“perdite e danni”) di cui risentono i Paesi più poveri e vulnerabili al cambiamento climatico (spesso i meno responsabili dell’aumento del riscaldamento globale) a causa sia di eventi estremi, sia di eventi “a lenta insorgenza” (si pensi all'innalzamento dei livelli dell'oceano, per esempio), tutte conseguenze dovute alla crisi climatica. I danni di cui si parla possono essere monetari, ma anche non economici, come la perdita della biodiversità o il degrado del suolo.

Come si è arrivati all'istituzione del fondo Loss and Damage?

Usa e Ue inizialmente non volevano il fondo, ritenuto troppo oneroso, preferendo aggiornare gli strumenti esistenti, ma di fronte alle pressioni dei paesi emergenti e in via di sviluppo, guidati dalla Cina, è stato trovato un accordo a patto che (questa la condizione dell’UE) la base dei donatori fosse ampia e comprendesse anche la Cina (che inizialmente voleva lasciare l’onere solo in capo all’Occidente) e che i soldi vadano solo alle nazioni più vulnerabili.

Cop27: c’è ancora tanto da fare sulla riduzione delle emissioni

Delusione, alla fine della Cop27, sul fronte della riduzione delle emissioni di gas serra. Il documento finale ha confermato il mantenimento dei limiti massimi di riscaldamento climatico introdotti nella precedente edizione a Glasgow (1,5 gradi), ma si è parlato di riduzione e non di eliminazione della produzione di elettricità a carbone. L’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili riguarda inoltre solo quelli "inefficienti". Insomma, sui combustibili fossili e sul gas c’è ancora molto da fare.
In più, il fondo da 100 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi poveri nelle politiche climatiche, previsto dall'Accordo di Parigi e che doveva essere attivato nel 2020, non parte ancora e sarà tema di discussione della Cop28.

Insomma, sono tanti i temi importanti “rimandati” al prossimo anno. Il Pianeta, però, non aspetta: sul clima si può e si deve fare di più.

Luca Greco, Sales Innovation Director Cribis