Florovivaismo in Italia: i numeri del settore a San Valentino

Si avvicina San Valentino e per chi lavora con le informazioni commerciali è lecito chiedersi? Come sta andando il settore? Il settore florovivaistico in Italia era in crescita nel 2021, ma con un 2022 all’insegna dell’incertezza. Come sarà il 2023?

In occasione del Salone Internazionale del Verde 2023, Myplant & Garden ha diffuso i dati sul settore florovivaistico italiano nel 2021 che, in base ai rilevamenti Istat, segna una crescita del 5% rispetto al 2020.

Il valore alla produzione del settore florovivaistico nazionale nel 2021 ha sfiorato infatti i 2,8 miliardi di euro, suddivisa fra:

• fiori e piante in vaso, pari a quasi 1,3 miliardi di euro (+5,1% dal 2020), provenienti per il 39% dalle regioni del Nord-ovest e per il 35% da quelle del Sud e delle isole.
• vivai che contribuiscono, invece, per circa 1,5 miliardi di euro (+4,9%), con una produzione proveniente per il 60% dalle regioni centrali.

Le esportazioni del settore hanno raggiunto i 1143 milioni di euro nel 2021, con la produzione italiana che rappresenta il 15% dell'intera produzione comunitaria. Le nostre esportazioni sono dirette soprattutto verso Francia, Paesi Bassi, Germania, Regno Unito e Svizzera.

Emilia Romagna e Liguria, le regioni italiane dei fiori

Andando ad analizzare la composizione del settore attraverso la piattaforma Margò, salta subito all’occhio il fatto che il maggior numero di aziende del comparto appartiene alle categorie:

• Coltivazione di piante da foraggio e di altre colture non permanenti (41,3%)
• Coltivazione di fiori in piena aria (39,4%)
• Coltivazione di fiori in colture protette (10,1%)

Nell’81% dei casi si tratta di mprese individuali, a conferma della natura artigianale di molte realtà che vi operano.

Quanto invece alla distribuzione geografica, le attività si concentrano principalmente in cinque regioni:

• Emilia-Romagna (15,3%)
• Liguria (13,3%)
• Lombardia (10,3%)
• Campania (8,7%)
• Toscana (8,1%)

Florovivaismo, tra pandemia e rincari delle materie prime

Il settore ha dimostrato un’ottima capacità di recupero dopo la crisi pandemica, tant’è vero che il fatturato dopo la flessione del 2020, ha superato i livelli pre-Covid, come dimostrano i dati:

• 020.904 nel 2019
• 935.969 nel 2020
• 015.157 nel 2021

Al tempo stesso continua ad essere un comparto con una occupabilità con una buona costanza, come dimostra il numero dei dipendenti registrato negli ultimi anni:

• 880 nel 2020
• 121 nel 2021
• 098 nel 2022

Dopo l’emergenza sanitaria, il segmento si trova ora ad affrontare le spinte inflazionistiche, i costi energetici e l’incertezza dovuta alle tensioni geopolitiche. Gli interventi istituzionali per calmierare l’aumento dei prezzi di gas ed energia stanno dando fiato alle imprese, ma la situazione resta decisamente complicata.

Non resta che sperare quanto meno nella risoluzione del conflitto fra Russia e Ucraina per poter affrontare con nuovo slancio questo sfidante decennio.

Niccolò Zuffetti, Marketing Manager CRIBIS