Monitoraggio delle prestazioni della Supply Chain: solo l’11% delle aziende italiane ha sistemi avanzati per misurare i KPI

La gestione della supply chain è sempre più strategica, ma quante aziende in Italia misurano le performance di filiera e le monitorano? Stando ai dati dell’Osservatorio Supply Chain Planning del Politecnico di Milano solo l’11% dispone di sistemi avanzati per la rilevazione delle prestazioni. Fortunatamente ci sono segnali che evidenziano come l’attenzione verso la catena di fornitura sia in crescita.

Supply chain: l’importanza del monitoraggio

La crescente complessità del contesto economico e geopolitico impone alle imprese un approccio strategico nella misurazione e nel controllo delle performance lungo l'intera catena di approvvigionamento.

Dall’analisi condotta dal Politecnico di Milano emerge che, sebbene l'80% delle imprese utilizzi specifici indicatori chiave di prestazione (KPI) per valutare la propria supply chain, solo il 33% misura un numero sufficiente di KPI tecnici ed economici e ancora meno (11%) dispone di sistemi avanzati in grado di monitorare efficacemente tutti i segnali, anche quelli più deboli.

Il 54%, inoltre, prende in considerazione indicatori di prestazione tecnica, come puntualità e completezza, trascurando però aspetti come la collaborazione con i fornitori e la flessibilità della filiera. Tra questi, poi, il 19% non ha un processo formalizzato, ma si limita a rilevare i principali disservizi per eliminarli.

Fortunatamente, consapevoli dell’importanza della catena di fornitura, le aziende hanno iniziato a introdurre figure preposte all’interno del proprio organigramma.

Nello specifico, il 54% delle PMI e il 67% delle grandi imprese hanno già ruoli dedicati alla pianificazione della supply chain, mentre il 21% delle PMI e il 9% delle grandi imprese non ne ravvisano la necessità.

Supply chain: serve una maggiore digitalizzazione

Nonostante sia sempre più evidente quanto sia importante poter contare su una supply chain digitale e smart, le imprese italiane mostrano un certo ritardo nell’uso di strumenti digitali avanzati.

Nello specifico, il 39% delle grandi imprese e il 18% delle PMI italiane utilizzano sistemi di previsione basati su dati importati dai sistemi transazionali, con algoritmi specifici per il settore dell’azienda o sviluppati localmente. E le percentuali scendono ulteriormente se si considera l’adozione di sistemi avanzati in ambito production planning e gestione delle scorte.

Un problema non solo del nostro Paese visto che anche a livello globale ancora il 73% delle aziende utilizza fogli di calcolo per la pianificazione della catena di approvvigionamento, il 53% si affida a sistemi di APS tradizionali e fogli di calcolo e solo il 13% fa ricorso a software più avanzati.

Manca inoltre una certa lungimiranza. Secondo la ricerca del Politecnico di Milano, poco più di un quarto delle imprese italiane ha un processo strutturato per l’identificazione dei rischi e la definizione dei protocolli di mitigazione.

Come se non bastasse, la metà delle imprese non utilizza alcun tipo di strumento dedicato per la riprogettazione della supply chain. Sul fronte previsionale, nonostante si operi in un contesto fortemente incerto, solo il 15% delle grandi imprese si affida a strumenti più complessi di simulazione per scenari (what-if) e di ottimizzazione, valore che si dimezza (7%) nel caso delle PMI.

Un approccio che non aiuta certo a prevenire inefficienze e a prepararsi ad affrontare evoluzioni del mercato.

Verso una supply chain sempre più smart e tech

Alla luce dei risultati dell’Osservatorio del Supply Chain Planning, non è difficile immaginare un futuro guidato da aziende che investiranno da un lato in tecnologia, dall’altro nella formazione del personale, per riuscire ad implementare sistemi di monitoraggio della filiera più efficaci, con team di lavoro in grado di utilizzare i nuovi strumenti e processi.

Solo così le imprese potranno migliorare l'efficienza, ridurre i costi e aumentare la resilienza della supply chain, preservando un vantaggio competitivo indispensabile per affrontare un futuro sempre più complesso.