Internazionalizzazione aziende italiane: a che punto siamo?

A che punto siamo a livello di internazionalizzazione in Italia? In base ai dati riportati nell’Annuario Statistico Istat, pubblicato nel dicembre 2022, nel 2021 il commercio mondiale di beni ha registrato una crescita del 26,3% rispetto al 2020, superando i livelli del 2019.
Andando a guardare l’andamento di import ed export in Italia, il valore in euro delle merci esportate ha segnato un +18,2% mentre quelle importate +26,4%, con un avanzo commerciale che si è attestato a 44,2 miliardi di euro (in contrazione di 19,1 miliardi rispetto al 2020).

Le differenze fra imprese del Nord e del Sud

Con una quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali del 2,71%, è interessante notare come i principali mercati di sbocco del made in Italy nel 2021 sono stati:

• Germania
• Francia

Due nazioni con cui da sempre gli scambi commerciali e culturali sono molto vivaci.
Se andiamo però a vedere il grado di internazionalizzazione, fra le aree geografiche all’interno del nostro Paese si assiste a un’importante diversità nella propensione all’export, dal momento che i prodotti esportati provengono:

• dal Nord Italia (70,7%)
• dal Centro (18,1%)
• dal Mezzogiorno (9,9%)

Nel 2021 le realtà italiane che hanno contribuito all’export nazionale sono state 136.025 (+6,9% rispetto al 2020). Di queste il 57,3% sono microesportatori, ovvero hanno un export annuo inferiore ai 75 mila euro, anche se contribuiscono al valore complessivo delle esportazioni nazionali solo per lo 0,3%.

Cosa possono fare le aziende italiane per aumentare il proprio grado di internazionalizzazione?

Le imprese a controllo nazionale residenti all’estero nel 2019 erano 24.765. Organizzazioni in grado di occupare un numero di addetti che equivale al 10,5% del totale degli addetti residenti in Italia e di realizzare un fatturato che corrisponde al 17,5% del fatturato nazionale.
Al tempo stesso, in Italia nel 2019 risultano essere residenti 15.779 imprese a controllo estero che impiegano l’8,7% dei lavoratori e generano il 19,3% del fatturato.

Aprirsi a nuovi mercati permette alle aziende di poter contare su nuove opportunità di guadagno e una maggiore diversificazione del rischio aziendale. Certo non è un’attività che si può affrontare a cuor leggero.
Comprendere i propri punti di forza e le aree di miglioramento della propria è il punto di partenza per definire la propria strategia di internazionalizzazione.

Il processo di internazionalizzazione, per poter prendere le decisioni più efficaci e lungimiranti, oltre a richiedere il giusto know-how, necessità la disponibilità di numerosi dati sui mercati d’interesse, la conoscenza delle normative e di partner commerciali affidabili e dei giusti referenti.

Proprio per aiutare le imprese a guardare oltre i confini nazionali, CRIBIS mette a disposizione delle imprese CRIBIS EXPORT, una gamma di soluzioni in grado di accompagnare le aziende nell’intero processo di internazionalizzazione, fornendo informazioni su oltre 500 milioni di clienti, distributori e importatori esteri.
Se stai pensando di ampliare il tuo business all’estero, affidati a CRIBIS e al network internazionale di Dun and Bradstreet.