Sostenibilità
Rischi di transizione: cosa sono e come stimarli
Quali sono i rischi legati alla transizione ecologica delle aziende e come possono essere calcolati? Scopri di più!
I rischi di transizione sono correlati alle possibili perdite finanziarie o a una minore redditività che un’organizzazione può registrare a seguito del processo di adeguamento verso un’economia a basse emissioni e più sostenibile dal punto di vista ambientale.
I vantaggi della transizione ecologica
Abbiamo iniziato parlando dei rischi della transizione ecologica, ma prima di proseguire con l’analisi vale la pena valutare i vantaggi che un’economia più sostenibile offre a imprese, collettività e istituzioni.
I benefici possono essere:
- ambientali, con la mitigazione dei cambiamenti climatici, la conservazione delle risorse naturali e il miglioramento della qualità dell'aria e dell'acqua;
- economici, con lo sviluppo di nuovi settori e attività, la riduzione dei costi energetici e il contenimento della dipendenza dai combustibili fossili e dunque dalle fluttuazioni dei prezzi del petrolio e del gas, rendendo il sistema economico e produttivo più stabile;
- sociali, con la creazione di posti di lavoro in campo green, miglioramento della salute per la riduzione delle malattie correlate all’inquinamento, la diffusione di una attenzione verso inclusione ed equità;
- stabilità geopolitica, grazie alla mitigazione dei conflitti legati all'accesso e all'uso delle risorse naturali;
- propensione all’innovazione e vantaggio competitivo, la necessità di sviluppare tecnologie verdi incoraggia la ricerca portando alla realizzazione di prodotti e servizi in grado di avere un impatto positivo in termini di sostenibilità migliorare anche la competitività delle imprese su scala globale.
Alla luce di quanto esposto diventa, dunque, evidente come la transizione green non sia solo una risposta necessaria alla crisi climatica, ma rappresenti anche un'opportunità per creare un futuro più prospero, equo e sostenibile.
Quali sono i principali rischi di transizione?
I rischi correlati alla lotta contro i cambiamenti climatici e al degrado ambientale influiscono profondamente sull’attività di un’impresa, per questo motivo vanno considerati e valutati durante l’operatività aziendale.
Questi i principali rischi di transizione:
- rischi regolamentari o politici, dati da nuove leggi, regolamenti e politiche governative (si pensi alla carbon tax o i limiti alle emissioni di CO2);
- rischi tecnologici, con la necessità di adottare nuove tecnologie più green che richiedono investimenti per non perdere competitività;
- rischi di mercato, i consumatori si stanno infatti spostando verso prodotti e servizi più sostenibili, penalizzando le aziende che faticano ad adattarsi a questa tendenza;
- rischio legali, le aziende potrebbero affrontare cause legali per non aver adeguatamente gestito i loro impatti ambientali o per non aver comunicato correttamente i rischi climatici ai propri investitori;
- rischi compliance, le imprese che non mettono al centro delle loro strategie la transizione ecologica potrebbero risentirne a livello compliance, perdendo la fiducia dei consumatori, degli investitori e di altri stakeholder.
Se è vero che la transizione ecologica comporta dei rischi, non va dimenticato che il mancato contrasto dei cambiamenti climatici produce danni ben maggiori.
Si pensi agli effetti provocati da eventi meteorologici estremi come le alluvioni, la siccità, le tempeste, ma anche causati da inquinamento atmosferico e deforestazione, l’aumento delle temperature, l’innalzamento del livello del mare, la perdita di biodiversità e la scarsità di risorse.
Situazioni che possono determinare danni materiali a impianti e macchinari, cali della produttività, l’interruzione della supply chain, ma anche rischi operativi, di mercato, di liquidità e di credito.
Tutte condizioni che generano un impatto economico significativo, per questo imprese, governi e istituzioni devono tenerli in considerazione e decidere come affrontarli al fine di garantire una transizione verso un'economia più sostenibile.
Che differenza c’è tra rischio fisico e di transizione?
Nonostante siano entrambi associati ai cambiamenti climatici e allo sviluppo sostenibile, a questo punto è bene chiarire la differenza tra rischio fisico e di transizione.
Il rischio fisico ha a che vedere con gli impatti diretti dei cambiamenti climatici sull'ambiente, le persone, le infrastrutture e l'economia.
Questi rischi si dicono “acuti” se riguardano eventi climatici estremi e improvvisi (come uragani, inondazioni, ondate di calore, incendi boschivi e tempeste), che possono causare danni immediati a infrastrutture, abitazioni, terreni agricoli e catene di approvvigionamento, con conseguenti costi economici significativi e perdita di vite umane.
Mentre si dicono “cronici”, se si riferiscono a cambiamenti graduali e a lungo termine del clima (si pensi all'innalzamento del livello del mare, l'aumento delle temperature medie, la desertificazione e la riduzione delle risorse idriche). Questi cambiamenti possono alterare la produttività agricola, compromettere la disponibilità di risorse naturali, aumentare i costi di manutenzione delle infrastrutture e causare migrazioni forzate.
Il rischio di transizione, come visto in precedenza, fa riferimento, invece, ai rischi economici e finanziari associati al processo di transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio e più sostenibile. Questi rischi derivano dai cambiamenti nelle politiche, nelle tecnologie, nei comportamenti dei consumatori e nelle dinamiche di mercato.
Come si stimano i rischi di transizione?
Vista l’ampiezza degli aspetti da considerare, stimare i rischi di transizione richiede un approccio multidisciplinare che consenta di andare ad analizzare il contesto economico e finanziario in cui un’azienda opera, ma anche la normativa di riferimento, il grado di evoluzione tecnologica, l’attenzione alla sostenibilità e le tendenze del mercato di riferimento.
La valutazione parte da un’approfondita analisi dello scenario climatico, politico ed economico, in modo da considerare variabili come l'introduzione di nuove normative, lo sviluppo di tecnologie verdi e i cambiamenti nelle preferenze dei consumatori, per poi andare a stimare l'impatto a livello aziendale di possibili politiche di carbon pricing, di regolamentazioni ambientali più severe, di cambiamenti nella domanda e nelle tecnologie sul modello di business.
Nella valutazione regolamentare, è bene analizzare le attuali e potenziali future regolamentazioni climatiche a livello locale, nazionale e internazionale, come si rivela necessario considerare il rischio di contenziosi legali legati al mancato rispetto delle normative.
Sul fronte tecnologico le aziende sono chiamate a stimare i costi e i benefici dell'adozione di nuove tecnologie rispetto al mantenimento di quelle tradizionali, oltre che il livello di obsolescenza dei propri asset.
Fondamentale poi è l’analisi del mercato, prendendo in considerazione i trend nelle preferenze dei consumatori verso prodotti e servizi più green, cercando di prevedere la capacità dell'azienda di adattarsi e rimanere competitiva rispetto alla concorrenza.
A questo si aggiunge l’analisi compliance, con il monitoraggio della percezione pubblica e la valutazione di come la reputazione dell'azienda potrebbe essere influenzata dalla sua risposta ai cambiamenti climatici e all’attenzione alla sostenibilità.
La raccolta e l’integrazione dei dati da tutte le analisi precedenti permette di creare un modello in grado di quantificare il rischio di transizione per l'azienda.
Questi modelli andranno a misurare l'impatto su vari parametri economici come il costo del capitale, i tassi di interesse, il valore degli asset, e a valutare gli effetti dei cambiamenti nelle politiche climatiche e nelle dinamiche di mercato sui bilanci aziendali, prendendo in considerazione variazioni nei costi energetici, la risposta del mercato e i relativi effetti sui flussi di cassa e sulla redditività.
L’impegno di CRIBIS per la sostenibilità
La stima dei rischi di transizione è un processo complesso ma è cruciale perché permette all’azienda di acquisire consapevolezza sul grado di sostenibilità della propria operatività e del proprio modello di business.
Supportare le imprese in un percorso di transizione sostenibile è uno dei principali obiettivi di CRIBIS, che allo scopo ha messo a punto delle soluzioni pensate per aiutare le aziende a misurare e comunicare il proprio impegno in ambito green e i risultati ottenuti.
Insieme, mettere la sostenibilità al centro delle politiche aziendali è più facile.
Esplora le soluzioni CRIBIS per la sostenibilità delle imprese!
L'AUTORE
Niccolò Zuffetti
Marketing Manager, Cribis
Marketing Manager di CRIBIS, sin dall’inizio della carriera professionale si è dedicato al coordinamento di progetti di supporto decisionale per la valutazione del merito creditizio, gestione della clientela e ampliamento del business per grandi aziende italiane e per il mercato B2B. Oggi coordina le attività di Marketing e Telemarketing.
Marketing Manager, Cribis
Marketing Manager di CRIBIS, sin dall’inizio della carriera professionale si è dedicato al coordinamento di progetti di supporto decisionale per la valutazione del merito creditizio, gestione della clientela e ampliamento del business per grandi aziende italiane e per il mercato B2B. Oggi coordina le attività di Marketing e Telemarketing.
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