Gestione Crediti Commerciali

Studio Pagamenti 2020 - Cash Management e Covid-19: gli effetti della «prima ondata»

Studio Pagamenti Copertina Preti (1)

In Italia +21% nei ritardi gravi rispetto a dicembre 2019, ma le aziende investono nel proprio “ecosistema di relazioni”.

Lo Studio Pagamenti 2020 è stato un appuntamento che non poteva mancare poiché i dati sui pagamenti delle imprese sono fondamentali per monitorare il loro stato di salute in un anno particolarmente difficile non solo per l’Italia, ma per il mondo intero. Lo dimostrano gli oltre 1500 CEO, CFO e Credit Manager che hanno seguito l’evento in streaming.

Quello che CRIBIS ha registrato in questi mesi sono informazioni che confermano lo stato di difficoltà complessivo dell’economia e delle imprese, specialmente in alcuni settori.

A giugno 2020 in Europa abbiamo notato immediatamente un leggero peggioramento di quelle che sono le performance dei pagamenti alla scadenza, soprattutto in Paesi come Irlanda (-17%), Romania (-7%) e Spagna (-3%) che necessitano di una attività di sollecito e gestione dei pagamenti completamente diversa.

Se ci concentriamo solo sull’Italia e consideriamo l’andamento dei pagamenti in ritardo oltre i 30 giorni, possiamo notare come negli ultimi anni avessimo registrato una stabilizzazione nel ritardo dei pagamenti attorno al 10%. Dal 3Q 2020 vi è stata una crescita del 21% nei ritardi gravi rispetto al 4Q 2019.

 

Pagamenti: Trend ritardi gravi - Italia 3Q

Fonte: Studio Pagamenti 2020

 

Le regioni che hanno subito la variazione percentuale più elevata rispetto all’ultimo trimestre del 2019 sono la Valle d’Aosta (+40,4%), il Friuli-Venezia Giulia (+37,5%), il Veneto (+32,6%) e il Trentino - Alto Adige (+31,6%) che, nonostante questo, rimane la regione con meno ritardi gravi (6,7%) in assoluto. L’incremento dei ritardi oltre 30 giorni è invece più contenuto nelle regioni del Sud, che pur partono da un livello assoluto più elevato.

Rispetto al trimestre precedente, il Nord Est e il Nord Ovest del Paese hanno registrato l’incremento più elevato di ritardi gravi (rispettivamente 10,4% e 11,8%). Il Nord Est tuttavia si conferma ancora una volta l’area geografica più affidabile, con il 43% delle imprese che pagano alla scadenza, mentre al Sud e nelle Isole, dove le imprese puntuali sono solo il 22,6%, si evidenziano maggiori difficoltà.

Fin qui sono dati che potevamo tutti aspettarci, ma che rispetto a quanto è accaduto negli anni scorsi, devono farci interrogare su come possiamo reagire e gestire questa situazione.

È evidente come l’effetto del Covid abbia avuto ripercussioni soprattutto sulla liquidità delle imprese, tema centrale di grandissima attualità che è tornato a preoccupare. Il fatto che le imprese di Lodi (+55,7%), Asti (+53,8%), Pordenone (+50%) e Belluno (+50%) siano quelle che, a confronto con la fine del 2019, hanno registrato il maggior peggioramento nei pagamenti superiori ai 30 giorni, dimostrano quanto stretto sia il legame tra crisi del Covid e problemi di liquidità.

Credo che mai come nei primi mesi di quest’anno sia stato chiaro a tutti in Italia quanto la liquidità delle imprese fosse un tema cruciale che abbiamo sempre evidenziato come un indicatore del loro stato di salute.

Nel momento in cui la liquidità viene a mancare, i pagamenti rallentano e se rallentano per un soggetto, tutta la catena a cascata avrà delle ripercussioni.

Nelle ultime edizioni dello Studio Pagamenti davamo una visione dell’Italia come un paese in miglioramento. Oggi ci troviamo tutti in questa grandissima incertezza, ma con una sicurezza comune: quella di doverci aspettare impatti importanti per quelle che sono le insolvenze nei prossimi mesi e nel prossimo anno. Oggettivamente le imprese sono in difficoltà e lo saranno probabilmente ancor di più nel futuro prossimo. Servono quindi maggiore attenzione, più vicinanza ai propri clienti/fornitori e predisporre di tutti gli strumenti necessari a prevenire situazioni di crisi.

C’è comunque un segnale positivo che noi vediamo nelle imprese, soprattutto in quelle più virtuose: un forte investimento nel proprio ecosistema di relazioni con clienti, fornitori, distributori e partner fondamentale per la vita e la sopravvivenza dell’azienda. In particolare, la maggiore “connessione” con i clienti è stata e sarà ancora di più nei prossimi mesi un asset che va curato e monitorato. Molte aziende hanno infatti aiutato i clienti allungando i termini durante il lockdown. Questo “patto” con i propri clienti e fornitori è probabilmente la chiave per superare la crisi, senza ovviamente abbassare la guardia su scaduto e insoluti.

Occorre ripartire e se lo faremo con grande attenzione a questi temi, sarà un processo virtuoso per tutti.

 

Marco Preti, CEO CRIBIS

 

 

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Marco Preti
L'AUTORE
Marco Preti

CEO, CRIBIS

Amministratore delegato di CRIBIS da più di dieci anni, dal 2020 è anche Direttore Generale della business unit CRIF dedicata alla Business Information & BPO e Amministratore Delegato di CRIBIS Credit Management.
Da diversi anni ricopre ruoli internazionali all’interno del Gruppo. È presidente del CdA CRIF per la Giordania, la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti e fa parte del Consiglio di Amministrazione CRIF in Polonia e Bürgel. Inoltre, fa parte del Consiglio di Amministrazione della società di consulenza Credit Data Research Italia e di Workinvoice, la piattaforma specializzata nella cessione del credito per le PMI.

CEO, CRIBIS

Amministratore delegato di CRIBIS da più di dieci anni, dal 2020 è anche Direttore Generale della business unit CRIF dedicata alla Business Information & BPO e Amministratore Delegato di CRIBIS Credit Management.
Da diversi anni ricopre ruoli internazionali all’interno del Gruppo. È presidente del CdA CRIF per la Giordania, la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti e fa parte del Consiglio di Amministrazione CRIF in Polonia e Bürgel. Inoltre, fa parte del Consiglio di Amministrazione della società di consulenza Credit Data Research Italia e di Workinvoice, la piattaforma specializzata nella cessione del credito per le PMI.

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