Sviluppo Business
Vini italiani: rilancio del settore ed esportazioni in crescita
Scopri come il settore dei vini italiani si è ripreso dopo la pandemia e qual è la situazione delle aziende in Italia che operano in questo ambito.
Buone notizie dal mondo del vino: secondo l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor nel primo semestre 2021 si è registrato il record storico di vendite di vino italiano nei 12 Paesi esteri principali acquirenti di vino e che assieme rappresentano circa i 3/4 del totale dell’export del vino made in Italy. Le esportazioni verso questi Paesi crescono del 7,1% rispetto al primo semestre del 2020 e anche del 6,8% rispetto al 2019.
A beneficiare di questo effetto ‘revenge spending’ post Covid sono in particolare i vini di fascia medio-alta, le riaperture poi hanno ulteriormente spinto il commercio nazionale e internazionale. I vini italiani, sempre secondo l’Osservatorio citato, hanno visto una netta crescita delle vendite in Cina (+36,8%), in Germania (+9,3%) e in Russia (+29,4%). Crescono, in particolare, le importazioni dei vini fermi +6,9%, con un aumento del prezzo medio del +5,9%, mentre le vendite degli spumanti segnano un +11,1%, con però una flessione riduzione del prezzo medio del 4,8%.
COVID: NEL 2020 GIRO D’AFFARI DIMINUITO DEL 24%
Un sospiro di sollievo, dunque, dopo 2020 problematico: a causa dell’emergenza sanitaria il mercato del vino ha registrato nel 2020 un calo di 3 miliardi nei ricavi e una diminuzione del giro d’affari del 24%. A risentirne era stato anche l’export con vendite in calo del 2,4% rispetto al 2019.
Le piccole e medie cantine che vendevano principalmente a hotel, ristoranti e bar, sono le realtà che più hanno sofferto nel 2020. I produttori invece più strutturati e con la possibilità di vendere i propri vini su canali diversi e in forme differenti, hanno retto bene e anzi in alcuni casi hanno ottenuto risultati davvero brillanti.
PUGLIA LA REGIONE CON MAGGIORE CONCENTRAZIONE DI AZIENDE VINICOLE
Se Piemonte e Toscana sono le regioni italiane più note in tutto il mondo dagli appassionati di vino, è curioso notare che è la fascia territoriale Sud e Isole ad avere il maggior numero di aziende vinicole (54,5%), contro il 35,1% del Nord e il 15,1% del Centro. Non sorprende dunque che sul podio delle regioni con maggiore concentrazione di realtà vinicole si trovano Puglia (16,6%) e Sicilia (13,2%), il terzo posto se lo aggiudica invece il Veneto (11,5%).
IDENTIKIT DELLE AZIENDE VINICOLE ITALIANE
Le aziende vinicole italiane sono per lo più costituite come società di capitali (64,2%) ma va detto che non mancano le società di persone (18,3%) e le imprese individuali (16,8%), confermando così la vocazione tutta italiana alla piccola e media impresa e all’artigianalità.
Per effetto della pandemia, la forza lavoro ha subito una prevedibile contrazione nel 2020 passando dai 15.248 dipendenti nel 2019 a 14.934 nel 2020, senza però arrivare ai 14721 del 2018. In attesa di avere una visione completa del settore per il 2020, è da notare come nelle imprese analizzate il fatturato aveva registrato una flessione fra il 2018 (8.009.396.515 euro) e il 2019 (7.996.364.413 euro).
INTERNAZIONALIZZAZIONE, DIGITALIZZAZIONE E INNOVAZIONE: SI PUÒ FARE DI PIÙ
Come accennato, le aziende più internazionalizzate, innovative e digitalizzate hanno retto molto bene l’onda d’urto del Covid. Assegnando un punteggio relativamente ai tre aspetti alle aziende analizzate, è da notare come sul fronte dell’internazionalizzazione il 30,9% delle imprese ha uno score medio-basso, il 25,5% medio alto, il 21,9% medio, il 16,9% alto e il 4,7% basso.
Andando invece ad analizzare la propensione all’innovazione, ben il 32,5% delle aziende vinicole italiane hanno un punteggio basso, il 28,2% medio alto, il 17,1% medio, il 15, 2% medio basso e solo il 7% alto.
Dolenti note anche se si va ad osservare la digital attitude dove gran parte delle imprese vinicole ha uno score basso (49,3%), il 19,4% medio-alto e solo il 13,4% alto.
Fiore all’occhiello dell’Italia, il vino è e resterà uno dei settori più importanti dell’economia del Bel Paese, nonché bandiera del made in Italy. I segni di ripresa ci sono e gli spazi di miglioramento in ambiti strategici come digitalizzazione e innovazione pure. Grazie a investimenti mirati in tal senso e agli aiuti UE che vanno proprio in quella direzione, non c’è dubbio che si potrà continuare a brindare anche in futuro.
Niccolò Zuffetti, Marketing Manager CRIBIS
L'AUTORE
Niccolò Zuffetti
Marketing Manager CRIBIS.
Marketing Manager di CRIBIS, sin dall’inizio della carriera professionale si è dedicato al coordinamento di progetti di supporto decisionale per la valutazione del merito creditizio, gestione della clientela e ampliamento del business per grandi aziende italiane e per il mercato B2B. Oggi coordina le attività di Marketing e Telemarketing.
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Marketing Manager di CRIBIS, sin dall’inizio della carriera professionale si è dedicato al coordinamento di progetti di supporto decisionale per la valutazione del merito creditizio, gestione della clientela e ampliamento del business per grandi aziende italiane e per il mercato B2B. Oggi coordina le attività di Marketing e Telemarketing.
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